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Lettera del Presidente

Care socie e lavoratrici e cari soci e lavoratori,

avverto forte la responsabilità di condividere con voi alcune riflessioni personali alla luce del difficile e complesso quadro geopolitico che stiamo vivendo. La prima preoccupazione nasce dal rischio di assuefazione: giorno dopo giorno immagini di morte, di distruzione e di sofferenza entrano nelle nostre case, scorrendo davanti ai nostri occhi fino a diventare quasi parte della normalità. Questa condizione genera in me un senso di smarrimento e, al tempo stesso, un profondo disagio di fronte a un dibattito politico che troppo spesso appare sterile e incapace di andare oltre lo schema riduttivo del “con qualcuno” o “contro qualcun altro”.

Credo che, come cittadini e come cooperatori, non possiamo permetterci né l’indifferenza né la semplificazione. Il bisogno che sento è quello di mettere ordine nei miei pensieri e di ribadire con chiarezza una convinzione: schierarsi contro la guerra non è un’opzione, è un dovere morale.

Come persona, dire “no” alla guerra è per me un imperativo etico che affonda le sue radici nel rispetto per la vita e per la dignità umana. Come cooperatore, questa scelta si inserisce in modo naturale nel nostro modo di essere e di operare: un agire quotidiano fatto di cura, di relazione, di ascolto, di mediazione, di costruzione di ponti e di mitezza. È proprio nella nostra identità cooperativa che troviamo le risorse per rifiutare ogni logica di annientamento e per affermare, invece, la cultura della pace, della giustizia e della solidarietà.

In questo momento storico, credo sia fondamentale non limitarsi a un atteggiamento neutrale o silenzioso. La neutralità, quando in gioco ci sono vite umane, rischia di trasformarsi in complicità. Al contrario, abbiamo il compito di coltivare parole e gesti che alimentino la speranza e che aprano strade nuove di riconciliazione, dialogo e convivenza.

Il nostro essere cooperativa non è solo un modo di lavorare insieme: è una scelta di campo a favore della comunità, della dignità delle persone, della coesione sociale. Per questo sento che esprimerci con chiarezza contro ogni forma di guerra e di violenza sia coerente non soltanto con i nostri valori fondativi, ma anche con il nostro compito attuale di testimoni nella società. Vi propongo quindi di fare di questa consapevolezza non solo una riflessione individuale, ma un impegno collettivo. Un impegno che si traduca in azioni, parole e scelte quotidiane capaci di dire con forza che la cooperazione, oggi più che mai, è uno strumento di pace. Per questo credo sia importante aprire, come comunità di socie e soci, un momento specifico di confronto e di dialogo sul tema, non limitato alle sedi formali del nostro CDA. Uno spazio che ci permetta di elaborare insieme una posizione chiara e condivisa, capace di dare voce non solo alla nostra sensibilità personale, ma anche alla responsabilità sociale che ci contraddistingue. Potremmo farlo attraverso un’assemblea dedicata, un incontro pubblico, o la stesura di un documento comune da diffondere all’esterno, affinché il nostro impegno non resti chiuso tra le mura della cooperativa ma diventi testimonianza viva nel territorio. Al tempo stesso, vi invito a pensare a gesti concreti che possano incarnare questa scelta di pace: progetti di solidarietà, percorsi educativi rivolti alle nuove generazioni, collaborazioni con altre realtà del mondo civile e cooperativo impegnate sul fronte del dialogo e della riconciliazione. Sono convinto che, insieme, possiamo dare voce a un messaggio forte e necessario: la pace non è un’utopia astratta, ma una responsabilità quotidiana. E la cooperazione, con i suoi valori di mutualità, cura e giustizia sociale, può essere uno dei luoghi privilegiati in cui questa responsabilità prende forma.

Con stima e gratitudine,

Alberto Grilli

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